domenica, Dicembre 3, 2023
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Decreto lavoro: tutte le modifiche apportate dalla maggioranza

La politica italiana è in fermento per le modifiche del Decreto lavoro e degli emendamenti proposti dal partito Fratelli d’Italia, che mirano a rivoluzionare il settore del turismo nel nostro Paese. Secondo le loro proposte, le aziende turistiche sarebbero soggette ad una tassazione dell’Irpef al solo 10%, mentre sarebbero esentate dai contributi. Una mossa ambiziosa che potrebbe portare ad un aumento significativo dei profitti per le imprese del settore, ma che ha suscitato anche molte critiche da parte di coloro che temono un impatto negativo sulla finanza pubblica. È ancora presto per capire se queste proposte avranno successo, ma una cosa è certa: il dibattito politico è acceso e gli occhi di tutti sono puntati sulla questione del turismo.

Le modifiche della maggioranza

Il Senato sta per dare un colpo di spugna alla situazione degli affitti in Italia. Grazie ad emendamenti di maggioranza al decreto lavoro, si prevede di reintrodurre la norma già introdotta dalla legge di bilancio di quest’anno, che prevede la corresponsione diretta al locatore della parte del beneficio destinato per legge al pagamento dell’affitto, nella disciplina dell’Assegno di inclusione.

In questo modo, la componente relativa all’integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione concessa in locazione sarà erogata direttamente al locatore dell’immobile risultante dal contratto di locazione. Il pagamento sarà imputato dal locatore al pagamento parziale o totale del canone.

L’emendamento presentato da FdI è solo uno dei tanti che dovrebbero essere proposti da Lega e Forza Italia. Si tratta di un’importante mossa politica che potrebbe rivoluzionare il mercato degli affitti nel nostro paese.

Per il settore del turismo? Irpef al 10% e zero contributi

Il settore turistico italiano ha bisogno di una mossa audace per riprendersi dalla crisi post-pandemia. E Fratelli d’Italia sembra avere la risposta giusta. Un nuovo emendamento, firmato da Berrino, Russo, Satta, Zullo e Leonardi, al decreto lavoro all’esame del Senato, prevede un’eccezionale scontistica Irpef e un esonero contributivo per i lavoratori del settore turistico nei mesi estivi.

Questa mossa è stata pensata per assicurare la tutela produttiva e occupazionale delle filiere del turismo e garantire il reperimento della manodopera necessaria allo svolgimento delle relative attività. I redditi da lavoro subordinato corrisposti ai lavoratori dai datori di lavoro privati appartenenti a specifici settori, come alberghi, ristoranti, gelaterie, bar, cinema, teatri, taxi, parchi divertimento, piscine, agenzie viaggi e tour operator, saranno soggetti a una imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali pari al 10 per cento.

Inoltre, i lavoratori saranno esonerati dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail, per la quota a carico dei lavoratori. Ma non finisce qui. L’emendamento prevede anche che il regime si applichi per l’intero anno 2023 ai redditi percepiti dai lavoratori del settore turistico-ricettivo per la prestazione di attività lavorativa nelle giornate di sabato, domenica e festivi. Questa è una mossa politica che potrebbe rivoluzionare il settore turistico in Italia e dare nuova vita all’economia del nostro paese.

Decreto lavoro e lavoratori fragili: proroga dello smart working

Il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento al decreto Lavoro per prorogare il diritto di lavorare in smart working per i lavoratori fragili fino a fine anno. Tale diritto, sia nel pubblico sia nel privato, sta per scadere il 30 giugno prossimo. Il capogruppo del M5S in commissione Lavoro-Sanità al Senato, Orfeo Mazzella, ha dichiarato che si auspica l’appoggio degli altri gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione.

La pandemia Covid-19 ha reso evidente la necessità dello smart working per garantire la sicurezza dei lavoratori deboli e la politica deve continuare a tutelare i più vulnerabili, nonostante l’Oms abbia dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria.

Ma la questione è più ampia di una semplice proroga. Dobbiamo chiederci se lo smart working debba diventare la nuova normalità e come possiamo garantire che tutti i lavoratori, non solo quelli fragili, possano beneficiare di questa opportunità. La politica deve lavorare per un futuro del lavoro più flessibile e inclusivo.

Modifiche al decreto lavoro: il salario minimo

Il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra del Senato è sceso in campo con 40 emendamenti e 2 ordini del giorno al Decreto Lavoro. L’obiettivo è chiaro: contrastare la povertà, garantire un salario minimo legale e promuovere un lavoro stabile e dignitoso. «Le proposte di modifica di Avs partono da tre direttrici principali», spiega il senatore Tino Magni.

Ma cosa significa concretamente? Innanzitutto, si prevede di ripristinare il contrasto alla povertà universale, estendendo il reddito di cittadinanza ai single, alle donne vittime di violenza e a chi si trova in particolari condizioni di fragilità e disagio. Una misura importante per garantire una rete di protezione sociale per chi ha più bisogno. Inoltre, si vuole eliminare il requisito di accesso all’assegno di inclusione, superando anche la disposizione della Legge di bilancio 2023.

Ma non è tutto. Si propone di introdurre un salario minimo legale di 9 euro lordi l’ora, per garantire un minimo di dignità ai lavoratori e combattere il precariato. Infine, si prevedono misure per favorire il lavoro stabile e dignitoso, un obiettivo ambizioso ma necessario per costruire un futuro del lavoro più giusto e sostenibile. Avs ha lanciato la sfida, ora spetta alla politica rispondere concretamente alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici italiani.

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